LA NASCITA DELLA FILOSOFIA

 La filosofia si sviluppò in Grecia tra il VII e VI secolo a.C. I filosofi cercavano risposte ai problemi cosmologici e alla formazione dell'universo utilizzando un metodo basato sull'argomentazione razionale e la forza del pensiero. Inizialmente, questi intellettuali erano chiamati "fisici" o "filosofi della natura" fino a quando la fisica moderna fu introdotta da Galileo tra il XVI e XVII secolo.La parola "filosofia" ha una radice etimologica greca che significa "amore per la sapienza". I filosofi sono mossi dalla meraviglia suscitata dalle cose e cercano la sapienza, ovvero la comprensione e la chiarezza della vita e dei suoi aspetti fondamentali.La nascita della filosofia fu favorita dalle colonie greche, in particolare nella regione dell'Ionia e in Asia Minore, dove si sviluppò la scuola ionica. Grazie alla colonizzazione, si creò un ambiente intellettuale libero e vivace, che portò all'emergere di una nuova classe sociale ricca e intraprendente e alla nascita della democrazia e dell'isonomia, l'uguaglianza di fronte alla legge per tutti.La filosofia veniva elaborata e trasmessa nelle scuole filosofiche, dove si viveva in una comunità legata dalla ricerca e dalla necessità di comunicare a livello intellettuale. In queste scuole, non si insegnava, ma si discutevano problemi teorici, si condividevano difficoltà e dubbi e si trovavano soluzioni pratiche.Durante il periodo tra il VII e V secolo a.C., si svilupparono diverse scuole filosofiche, tra cui gli ionici, i pitagorici, gli eraclitei, gli eleati e i fisici pluralisti. Aristotele, Platone e Socrate sono considerati i principali filosofi greci classici per il loro pensiero più maturo sulla filosofia. Gli ionici, Talete, Anassimandro e Anassimene, cercano il principio originario, la causa immutabile, prima e unica di tutte le cose. Talete individua l'acqua come principio, considerando che ogni essere vivente ne è intriso e che all'inizio ci fosse un solo grande Oceano su cui si svilupparono i corpi celesti e il mondo. Anassimandro definisce l'apeiron, un principio indeterminato e astratto da cui derivano le cose tramite un processo di separazione e differenziazione. Anassimene identifica l'aria come principio, attribuendole l'infinità e il movimento incessante, in quanto forza che anima il mondo e da inizio al mutamento.

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